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Noi ci siamo

Cantava De Gregori: “la storia non si ferma davvero davanti a un portone, la storia entra dentro le stanze, le brucia, la storia dà torto e dà ragione. La storia siamo noi, siamo noi che scriviamo le lettere, siamo noi che abbiamo tutto da vincere, tutto da perdere”. Credo che questi pochi versi ben si adattino ad A.N.NA. Siamo riusciti in un risultato quasi miracoloso: riuscire a riprendere le redini di una narrazione feroce, nociva, iniqua, senza che nessuno ci difendesse e abbiamo fatto aprire gli occhi. Ci siamo battuti come leoni, attenti alle autorizzazioni Anpal, alle domande tendenziose dei giornalisti, ai piccoli particolari che potevano generare confusione o malintesi. Ricordo ancora quel titolo infausto: “ecco il sindacato dei Navigator” e noi così apprensivi, subito una secca smentita, la paura a confrontarsi con i colleghi a cui dovevamo spiegare chi eravamo, come volevamo lavorare, quali progetti pensavamo di mettere in campo. Riunioni su riunioni, tantissimi Navigator con cui ci siamo confrontati. Alcuni e alcune ci hanno dato fiducia subito, altri li abbiamo convinti nel percorso, altri ancora si sono aggiunti nell'ultimo periodo, a molti altri ancora dobbiamo e vogliamo accoglierli nei prossimi mesi. La prima intervista pubblicata (la prima in assoluto è stata per l'Espresso e non ha mai trovato purtroppo spazio) dell'Associazione è stata su Repubblica con Valentina Conte: un'interlocutrice difficile, che fino ad allora aveva parlato male di noi. Ricordo il contatto su twitter, quel messaggio che mandò con scritto: “sentiamoci” e le quasi 5 ore di telefonate, per fortuna non continuative, in cui si soppesava ogni parola, in cui c'era il timore che potesse sfuggire qualche cosa di poco ortodosso. E poi l'attesa che l'articolo venisse pubblicato, la prima bozza su whatsapp di sera tardi, la revisione per misurare ogni parola e poi la pubblicazione sul sito. Sembra passata un'era e invece era pochi mesi fa. Da là è partita un'avventura fatta di piccoli passi, tanti timori, qualche complesso d'inferiorità (è giusto ammetterlo), la paura di non essere compresi dai colleghi e dal sindacato, le accuse, ingiuste e pelose, che ci siamo sentiti rivolti adducendo motivi di opportunità, mancanza di rappresentanza, quasi problemi etici.

Intanto la campagna mediatica contro di noi continuava ma vedevamo cambiare il clima, gli interlocutori diventavano diversi, le domande un po' più argute, i contatti di chi capiva il nostro ruolo cominciavano a costruirsi. Poi la svolta: l'incontro con il Professore De Masi. Qualcosa che ha cambiato tutto, ha cambiato il volto dell'Associazione, ha fatto emergere dentro di noi una combattività e, perché no, una sana dose di pazzia, di osare, che forse ci aveva trattenuti. Il primo A.N.NA. Incontra, i problemi tecnici, l'audio un po' “sporco”, ma non importava. La voglia di ascoltare era tanta, la voglia di partecipare ruppe gli argini e cominciarono a piovere le iscrizioni. Da quel momento è stato un crescendo, tante iniziative fatte, tanti altri appuntamenti, il contest letterario, l'incontro con i docenti universitari, poi il mondo della comunicazione, infine la politica, i contatti istituzionali, gli equilibri del Parlamento. Siamo diventati tutti esperti di diritto parlamentare, gli emendamenti, le voci di bilancio, la Ragioneria generale dello Stato, la complessità della burocrazia e della macchina amministrativa. Ogni lunedì gli ordini del giorno diventavano sempre più fitti perché tanti erano gli aggiornamenti, tantissime le sollecitazioni che venivano dall'esterno, ancora di più il lavoro sotterraneo, mai comunicato, che c'era dietro. Intere giornate, a volte nottate, per scrivere, limare, soppesare, costruire. Il telefono che squillava sempre, le mille chat da seguire, la difficoltà nel trovare una soluzione per tutto. Sono stati 5 mesi intensi, difficili, per alcuni strazianti, abbiamo dovuto mettere da parte i nostri dolori personali, le nostre preoccupazioni perché c'era qualcosa di più grande da raggiungere. Oggi uno di quei traguardi è stato superato e l'Associazione può sicuramente affermare di avere avuto un ruolo da protagonista in questo, un ruolo, badate bene, non fatto dai singoli ma dal collettivo insieme. Oggi dobbiamo festeggiare perché questo risultato appartiene a tutti noi e se guardiamo a dove eravamo poco tempo fa sembrava impossibile giungere a questo. Sappiamo bene che è solo il primo passo, il difficile arriva adesso, costruire un percorso e un ruolo all'interno della riforma delle politiche attive del lavoro. Io sono fiducioso, sono convinto che abbiamo capacità e argomenti forti dalla nostra. Sono già in cantiere nuove iniziative con interlocutori forse meno vicini a noi ma che, sono sicuro, saremo capaci di convincere delle nostre professionalità. Ma non basta. Ciò che ci serve è un rafforzamento sui numeri, in alcune regioni siamo deboli, dobbiamo attrarre nuovi soci, convincere i nostri colleghi a far parte di questa comunità per dare una mano. Abbiamo progetti ambiziosi ma serve l'impegno di tutti. Oggi godiamoci questo nostro successo e da lunedì pronti per una nuova avventura.

Al lavoro, alla lotta


Antonio

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