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Grazie Professore

Aggiornamento: 7 gen

Con una documentata e impeccabile prefazione al nostro libro corale "Navigator (a vista)" (ed, Mimesis), il professor Domenico #DeMasi ha descritto come meglio non si potrebbe la nostra grottesca e paradossale vicenda, umana e professionale. Ne pubblichiamo qui l'incipit, con affettuoso rispetto, per ringraziarlo ancora una volta della sua partecipazione civile a "un capitolo vergognoso della nostra storia recente in cui nessuno si salva, tranne le vittime". Buona lettura.


NEL TRITACARNE DELLA STORIA di Domenico De Masi Uno dei capolavori della nostra letteratura contemporanea – La storia, di Elsa Morante – racconta la vicenda di persone inermi e incolpevoli che incappano nei nodi della Storia (quella con la Esse maiuscola), cioè in eventi più grandi di loro, che le travalicano e le umiliano. Ai navigator è capitato qualcosa del genere e, per essere narrata, meriterebbe la penna di Elsa Morante, ma anche di Kafka o Kracauer o Gogol, oppure la macchina da presa di registi come Ermanno Olmi o Franco Rosi. A loro insaputa, con le loro piccole storie individuali e con la loro avventura corale, i navigator sono stati spinti nel tritacarne della Storia, nello scontro planetario tra Stato e mercato, tra neo-liberismo e socialdemocrazia, tra destra e sinistra, tra Movimento 5 Stelle e tutte le altre formazioni politiche e mediatiche che lo hanno contrastato. L’idea che lo Stato vada contenuto e combattuto a vantaggio del privato, l’idea che occorra “affamare la bestia”, come diceva Reagan riferendosi appunto allo Stato, è ormai così diffusa e radicata, è talmente sublimata in pensiero unico che si manifesta, indifferentemente, nelle grandi guerre economiche mondiali come nelle medie battaglie nazionali e nelle piccole scaramucce mediatiche o locali o personali. È in questo contesto che va inquadrata l’intera vicenda dei navigator. Quando, nel primo capitolo di questo libro, si dice che “nell’ingenuità dettata dall’entusiasmo non ci rendemmo conto che eravamo appena diventati l’arma principale con cui, da subito, stampa e opinione pubblica avrebbero provato ad affossare la misura del Reddito di Cittadinanza” si confessa un errore fatale: quello di avere ignorato o sottovalutato le dinamiche sottese all’economia dominata dal pensiero neo-liberista; quello di avere negato la profonda diversità tra destra e sinistra. Questo libro è una specie di selfie sofferto e umanissimo dei navigator e dimostra con testimonianze dirette, oneste e incontestabili, come la loro vicenda rappresenti un capitolo vergognoso della nostra storia recente, in cui nessuno si salva eticamente, politicamente, professionalmente, tranne le vittime. E le vittime sono di tre tipi: i 3.000 navigators selezionati scrupolosamente, illusi professionalmente e poi abbandonati vigliaccamente al loro destino; dietro di loro, le centinaia di migliaia di poveri disoccupati e sottoccupati che avrebbero avuto diritto di assistenza competente per la loro collocazione lavorativa e che, invece, hanno subìto indirettamente le angherie cui sono stati sottoposti i navigator; dietro questi poveri, come vittima totale, lo Stato mortificato in una delle sue espressioni più delicate: la sopravvivenza e l’assistenza degli ultimi, degli “scarti”, come li chiamerebbe Papa Francesco e come vedremo meglio tra poco.





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