Navigator, in Veneto ottimi risultati nonostante l’ostracismo della politica
Il modello virtuoso del Veneto è esemplificativo delle differenze territoriali che contraddistinguono le diverse regioni nei parametri organizzativi e nei risultati, in termini di efficacia delle misure di politica attiva attuate nell'ambito dell'applicazione della legge sul Reddito di Cittadinanza.
Se è vero che tendenzialmente si riscontra un parallelismo tra i risultati raggiunti in termini di successo occupazionale ed inserimento in percorsi formativi o di riqualificazione professionale nelle aree territoriali più industrializzate, dove sono presenti anche maggiori opportunità di riconversione industriale e di conseguenza posti di lavoro per accogliere i lavoratori in esubero delle crisi aziendali, la questione non si esaurisce nell'analisi della sola domanda di lavoro.
Nella mia esperienza professionale ho avuto modo di riscontrare la presenza di una vasta offerta di lavoro, in particolare con qualifiche di basso profilo, ma con tanta esperienza e spesso anche un lungo passato di lavoro regolare. Ho incontrato però anche persone, con un passato professionale discontinuo, frammentato anche dal punto di vista funzionale. Sono lavoratori impiegati con contratti a termine, intermittenti, a chiamata, presi in carico dalle agenzie per il lavoro in somministrazione. Parlando con loro, ascoltandoli, quando disponibili ad aprirsi al dialogo, superando reticenze e pregiudizi di sorta sulle opportunità offerte dal Centro per l'Impiego e sulla concreta possibilità di trovare un'occupazione, non di rado ho sentito dire:" C'è un lavoro per me? Ero stato al Centro per l'Impiego, tanti anni fa, non mi hanno mai chiamato". Sono spesso persone nervose, o impazienti, prive della patente perché sequestrata, sprovviste di una qualifica professionale perché, pur avendo intrapreso un percorso di studi, non l'hanno portato a termine. Quando hanno dei figli non mostrano di avere una condotta responsabile da buon padre di famiglia. Risulta difficile immaginare che in una organizzazione siffatta della propria vita personale essi possano offrire garanzie di affidabilità ad un datore di lavoro. Di conseguenza anche per gli stessi Navigator e più in generale per gli operatori dei Centri per l'Impiego, questi fattori rappresentano dei limiti nella selezione delle candidature da segnalare alle imprese richiedenti. In questi casi emerge difatti la necessità del ricorso ai Servizi Sociali in via prioritaria rispetto all'inserimento in un percorso di inclusione professionale. Dai dati riportati nel Report della Corte dei Conti risulta una disomogeneità territoriale delle prese in carico e dei servizi erogati dai Navigator nei Centri per l'Impiego. In alcune realtà territoriali questo fenomeno si spiega alla luce delle condizioni nelle quali i Navigator si sono trovati ad operare. Un esempio è fornito dalla Campania, regione nella quale il loro ingresso è stato posticipato ed effettuato a distanza. Che ad influenzare gli outcome dell'attività dei Centri per l'Impiego, oltre alle caratteristiche della domanda, concorrano anche fattori di natura etnologica e quali influenze e rappresentatività possano avere ai fini di questa indagine è materia che rimando ad altro oggetto di studio. A mio avviso comunque la globalizzazione ha marginalizzato le differenze di carattere culturale, educativo e formativo ancorate alle specificità territoriali, processo accelerato nel nostro Paese anche dalle importanti ondate migratorie.