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LETTERA APERTA AI PROFESSORI TITO BOERI E ROBERTO PEROTTI

Aggiornamento: 20 mar 2021

Gentile Professore Boeri, gentile Professore Perotti,


in merito al vostro articolo uscito su Repubblica il 27/02/2021 dal titolo: Welfare: aiuti più veloci e la ricerca del lavoro affidata a professionisti additate i navigator che definite, in modo sommario, figure “improvvisate che, quando va bene, aiutano a scrivere un Cv”.

Ci permettiamo di far notare che la selezione per i Navigator prevedeva l'accesso al concorso solo a laureati magistrali in diverse discipline (giurisprudenza, scienze politiche, scienze economiche, sociologia, psicologia, ecc.) in ragione del migliore voto di laurea sulla base di 1 a 20 al rapporto tra posizione ricercata e candidature pervenute su base provinciale. Le domande presentate sono state circa 78.000, ammessi poco più di 50.000 e si sono presentati alla selezione circa 20.000 candidati. Tra questi sono stati selezionati i 2980 vincitori.

L'identikit del Navigator è facilmente disponibile sui siti istituzionali dato che tutti i loro curriculum sono presenti sul sito di Anpal Servizi. Il 54% è donna, 35 anni come età media, 107 come voto di laurea magistrale. Circa un terzo dei vincitori sono laureati in giurisprudenza a cui fanno seguito psicologia, scienze economiche, scienze politiche e sociologia. Oltre ai titoli i Navigator sono stati sottoposti a una formazione in presenza e on the job di alcuni mesi e ormai hanno conseguito un'esperienza lavorativa di circa 18 mesi.

I dati crediamo parlino da soli ed è difficile attribuire ai Navigator il titolo di “improvvisati” anche perché, a ben vedere, in Italia il confronto con le altre figure che operano nel mondo delle politiche attive del lavoro, in primis i centri per l'impiego, appare impietoso.

Ancor più in generale, troviamo che il giudizio sommario che due studiosi del vostro calibro hanno usato nei confronti dei Navigator sia piuttosto incoerente. Da chi, infatti, come Voi, si è sempre battuto per la valorizzazione dei giovani laureati, dileggiare così tante persone che hanno deciso, invece di andare all'estero, di partecipare a una selezione pubblica per una posizione, peraltro precaria, appare bizzarro.