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LE MODIFICHE PROPOSTE AL REDDITO DI CITTADINANZA IN LEGGE DI BILANCIO

COMPRENDERE IL RUOLO E L’IMPORTANZA DEI NAVIGATOR NELL’AMBITO DEL SISTEMA DELLE POLITICHE ATTIVE IN ITALIA


Il disegno della Legge di Bilancio, attualmente in discussione alle camere, prevede una serie di modifiche al Reddito di Cittadinanza che non tengono conto del ruolo che i Navigator hanno svolto nell’ambito della misura.

In effetti, il disegno di legge di bilancio non contiene nessun riferimento ai contratti dei Navigator che, come sappiamo, scadranno il 31 dicembre 2021 e che, al momento, sembrerebbero non essere rinnovati. Di contro vengono introdotte nel sistema le Agenzie Per il Lavoro private che dovrebbero, secondo le intenzioni (neanche tanto malcelate) dei legislatori, sopperire alle presunte debolezze di chi si è occupato fino ad ora della misura.

Ci sarà un nuovo limite sul numero di “offerte congrue” che il percettore di reddito potrà ricevere prima di decadere dal beneficio. In pratica: se fino ad oggi - in teoria - il beneficio decadeva dopo il terzo rifiuto di “offerta congrua”, con l’entrata in vigore di questa modifica, decadrà già dopo il secondo rifiuto.

Peccato che chi ha scritto la Legge di Bilancio non si sia bene informato e non sappia che attualmente non ci sono offerte congrue e certamente non viaggiano tramite raccomandata come invece sembra credere il Ministro Brunetta[1]. Tale modifica quindi non sortirà alcun effetto sull’efficacia della misura, come illustrerò più avanti.

Per di più ci sono delle modifiche, come quella che istituisce per il percettore l’obbligo di presentarsi almeno una volta al mese presso il Centro Per l’Impiego che, senza la presenza dei Navigator, rischieranno di far letteralmente collassare la già debole infrastruttura dei Centri Per l’Impiego Italiani, perennemente sotto-organico (a dispetto dei milioni di euro già stanziati per il loro potenziamento ma in gran parte ancora non sfruttati).

Ciò denota una totale incomprensione dell’importanza del ruolo dei Navigator, non soltanto nell’ambito della misura del Reddito di Cittadinanza, ma più in generale in tutto il sistema delle Politiche Attive in Italia.

Si poteva fare di meglio e di più. Cercherò in questo articolo di illustrarne le motivazioni.

Le promesse non mantenute della Politica

Prima di spiegare perché alcune delle modifiche proposte, in particolare quella che riguarda l’offerta congrua, sono inutili, vorrei fare una piccola digressione che servirà anche a capire perché tutti - compresi gli addetti ai lavori - siano molto delusi da come il sistema della politica attiva del Reddito di Cittadinanza abbia funzionato sino ad ora.

Nell’immaginario collettivo - visto anche il modo in cui il Reddito di Cittadinanza è stato presentato dai suoi promotori fin dal principio– il sistema avrebbe dovuto funzionare in maniera piuttosto semplice: il disoccupato, percettore di Reddito di Cittadinanza, avrebbe dovuto presentarsi al cospetto del Navigator il quale, con una magica applicazione che incrocia i dati delle aziende con quelli dei disoccupati, sarebbe stato capace di trovare subito l’impiego adatto per ciascun percettore e quindi di mettere sul tavolo una bella proposta di lavoro che avrebbe potuto essere accettata o rifiutata (fino a un massimo di tre volte).

Chiariamo subito che, nonostante le mirabolanti promesse fatte ai Navigator in varie occasioni a partire dal giorno del Kick-Off (evento tenutosi nel 2019 subito dopo la firma dei contratti), la magica applicazione che incrocia domanda e offerta di lavoro non è mai stata realizzata.

Ai Navigator, peraltro con molto ritardo, è stato commissionato il lavoro di rilevare le vacancy (posti di lavoro vacanti) delle aziende[2]. Ma solo quelle operanti nei loro territori di riferimento e solo quelle delle aziende presenti in un elenco di codici fiscali fornito a ciascun professionista, previa verifica dell’esistenza dell’azienda, del suo essere ancora in attività (molte partite IVA erano cessate), della correttezza del suo codice ATECO, della correttezza dell’indirizzo, dei recapiti telefonici ed e-mail, della ricerca delle persone di riferimento, ecc. Questo lavoro è stato molto faticoso, si è svolto durante una pandemia, non è stato supportato da un’adeguata campagna di comunicazione istituzionale verso le aziende e nemmeno dal’ausilio di strumenti informatici validi. Ci sono state poi moltissime ulteriori limitazioni di cui non vi sto a parlare. Per dirne una: si è andati letteralmente a caccia dei numeri di telefono e degli indirizzi delle aziende su Google (quando si poteva tranquillamente chiedere l’accesso alla banca dati del Registro delle Imprese). Alla fine, le vacancy rilevate non sono mai confluite in una piattaforma nazionale capace di incrociare le domande delle imprese con i profili dei lavoratori.

Ciononostante, a Ottobre 2020 (quindi più di un anno fa), secondo i dati del recente rapporto della Corte dei Conti, i Navigator italiani avevano rilevato già la bellezza di 477.466 vacancy[3] delle aziende. Non si tratta di numeri di poco conto. Nessuno prima d’ora aveva fatto tanto. Di sicuro gli operatori dei Centri Per l’Impiego non erano mai andati a bussare alle porte delle imprese per offrire un servizio gratuito di intermediazione nella selezione del personale. I Navigator lo hanno fatto.

Le incongruenze nel disegno di Legge di bilancio

Ma torniamo a discutere della miopia dei nostri governanti: si ritiene che i Percettori di Reddito di Cittadinanza tendano a rifiutare le offerte di lavoro che i Navigator inviano loro o addirittura a non recepire le comunicazioni contenenti tali offerte. Allora ecco alcune delle soluzioni proposte nel disegno di legge di bilancio attualmente in discussione:

1. Sostituire i Navigator con delle Agenzie Private per il Lavoro (non è scritto chiaramente, ma l’intenzione è evidente).

2. Istituire un obbligo per il beneficiario di presentarsi almeno una volta al mese presso il Centro Per l’Impiego allo scopo di verificare la ricerca attiva del lavoro; in caso di mancata presentazione senza comprovato giustificato motivo si applica la decadenza dal beneficio.

3. Ridurre il numero delle offerte congrue rifiutabili da tre a due.

4. In più la legge contiene altre modifiche di minor conto come quella riguardante la riduzione progressiva degli importi del reddito a seguito di un rifiuto di offerta congrua (per la bellezza di 5 euro al mese!), delle quali, per essere brevi, non parleremo.

Per quanto riguarda il primo punto ci sarebbe moltissimo da dire: in primo luogo le Agenzie Per il Lavoro private non sono presenti in tutta Italia e, soprattutto mancano dove più c’è bisogno, ovvero al Sud.

Inoltre le agenzie private solitamente trattano un’utenza più facile da collocare rispetto al percettore medio di Reddito di Cittadinanza (che nella maggior parte dei casi ha una bassa scolarizzazione, scarsa alfabetizzazione informatica, è un disoccupato di lungo corso oppure inoccupato, è in età avanzata, ecc.).

In terzo luogo, le agenzie private, sono solite proporre ai disoccupati anche contratti di lavoro di pochi giorni (e spesso di poche ore) che non risolverebbero certo la situazione concreta di un percettore di Reddito di Cittadinanza.

Per quanto riguarda il secondo punto, è giusto che i percettori vengano incentivati a portare avanti una ricerca attiva del lavoro ed è giusto controllare che ciò avvenga. Ma chi si prenderà l’onere di farlo? Sino ad oggi i Navigator si sono occupati di tutto ciò che riguarda questa utenza, sgravando i Centri per l’Impiego dal compito. Se il contratto dei navigator non sarà prorogato, dal primo giorno del 2022 i Centri per l’Impiego si troveranno di colpo con 2.400 (circa) persone in meno e una enorme mole aggiuntiva di lavoro.

Per quanto riguarda la riduzione del numero di offerte, la questione purtroppo non è così semplice e per comprenderla dobbiamo analizzare il concetto stesso di “offerta congrua”. Tale concetto è entrato nel nostro ordinamento già nel 2015 con il Jobs Act di Matteo Renzi. E a quella riforma rimanda anche la legge del 2019 sul Reddito di cittadinanza. Nelle FAQ RdC che periodicamente vengono inviate ai Navigator si trova una definizione precisa di offerta congrua e di tutte le caratteristiche che essa deve avere. Riporto di seguito l’intero paragrafo[4]:

Il D.L. 4/2019 (art.4 co.8,9 e 9bis) è intervenuto sulla normativa di riferimento in materia di offerta congrua modificando e integrando tale normativa (art.25 D.LGS. 150/2015, così come specificata dal D.M. 42/2018) per i beneficiari del RdC. La lettura coordinata delle norme, per i beneficiari del RdC individua che l’offerta di lavoro è congrua se rispetta i seguenti principi:

- coerenza con le esperienze e le competenze maturate e durata della disoccupazione (secondo quanto definito dal D.M. 42/2018);

- distanza dalla residenza e tempi di trasferimento mediante mezzi di trasporto pubblico (secondo quanto definito dall’art.4, co.9 del D.L. 4/2019);

- retribuzione superiore di almeno il 10% del beneficio massimo fruibile da un solo individuo, inclusivo della componente ad integrazione del reddito dei nuclei residenti in abitazione in locazione (secondo quanto definito dall’art.4, co.9 bis del D.L. 4/2019).

- ai fini della congruità dell’offerta di lavoro si deve tenere conto anche della tipologia contrattuale e l’orario di lavoro così come definito dal D.M. 42/2018.

Si tratta di una serie di molto complessa di caratteristiche, che pone moltissimi problemi di ordine pratico e che necessiterebbe di ulteriori chiarimenti (tramite circolari o decreti attuativi) . Sfortunatamente tali chiarimenti non sono mai arrivati.

Le offerte di lavoro (non) fatte dai Navigator

Tornando alla proposta del Governo, risulta assolutamente inutile ridurre il numero delle offerte congrue da tre a due, questo semplicemente perché, per dirla con le parole di chi ha studiato bene la materia, “chiunque si occupi di orientamento e accompagnamento del lavoro potrà confermare che il termine offerta/proposta di lavoro congruo non ha nessun senso, perché nel mercato del lavoro semplicemente non esiste”[5].

Ad oggi le offerte congrue non esistono perché il posto di lavoro offerto non è nella disponibilità del centro per l'impiego e l'assunzione o meno del beneficiario è sempre in capo al datore di lavoro. In altri termini, è sempre il datore di lavoro (e non il Navigator) a fare una proposta al candidato.

L'offerta congrua (come specificato nelle FAQ RdC dei Navigator) quindi non è una vera e propria proposta di un lavoro che il beneficiario può accettare o rifiutare, ma è semplicemente una segnalazione di una posizione vacante rilevata da un Navigator presso un datore di lavoro. Nella realtà quindi il Navigator individua un beneficiario potenzialmente adatto alla richiesta dell’azienda e lo invita a candidarsi alla vacancy.

Attenzione perché, a quel punto, in molti casi, il candidato può anche rifiutare di partecipare al colloquio. Infatti le sanzioni scattano solo se il datore di lavoro che è alla ricerca di personale ha specificato chiaramenteil tipo di contratto offerto, lo stipendio mensile, la sede di lavoro e il tipo di mansioni da svolgere e tutte queste cose devono corrispondere ai criteri della congruità.

Perché nella realtà non ci sono offerte congrue

Bene, perché allora le offerte congrue, nella realtà, non esistono? Il fatto è che la gran parte dei datori di lavoro che si rivolgono ai Navigator per la ricerca di personale non specificano esattamente gli elementi del contratto di lavoro che proporranno ai candidati. Moltissime volte spiegano che la proposta economica e lo stesso contratto saranno modulati in base al profilo del candidato (esperienza dimostrata, età, capacità, competenze, ecc.).

Molte altre volte i datori di lavoro offrono stipendi non congrui (ovvero con una retribuzione minima mensile inferiore a 858 euro, al netto dei contributi a carico del lavoratore) . Nella mia personale esperienza mi è capitato di imbattermi in aziende che avevano anche 30 o 50 posizioni vacanti, ma per contratti a Tempo Determinato, Part-Time e con stipendi inferiori alla soglia necessaria per ritenere congrua l’offerta.

L’offerta di lavoro, un’incognita da scoprire

Un altro aspetto rilevante è questo: l’offerta che il datore di lavoro fa al percettore, per come è strutturato oggi il sistema, rischia di rimanere un affare privato tra le due parti. A volte è il datore di lavoro a volere che sia così. Quasi sempre l’offerta di lavoro è fatta in modo informale (a voce) durante un colloquio tra candidato e imprenditore che avviene a porte chiuse e al quale il Navigator non partecipa.

Il Navigator, dopo il colloquio, deve raccogliere i resoconti delle parti (che spesso producono versioni discordanti) e giudicare se l'offerta eventualmente ricevuta dal candidato sia stata congrua o meno. Molti elementi della congruità però sono difficili da constatare, come ad esempio la relazione tra lo stipendio proposto e quello dell'ultimo lavoro svolto dal candidato.

Un Navigator della Sardegna, recentemente intervistato a Il Fatto Quotidiano, ha osservato come anche lo stesso parametro della distanza casa-lavoro possa essere soggetto a interpretazioni, se non regolamentato: “come facciamo a determinare in modo univoco il tempo di percorrenza casa-lavoro? Quale strumento dobbiamo utilizzare per definirlo, Google? Nessuno ce lo ha mai detto”[6]. Ed è vero.

La compatibilità tra il lavoro proposto e il profilo del candidato

Peggio ancora, ci sono degli elementi della congruità che sono soggetti a interpretazione, primo fra tutti la compatibilità tra il tipo di lavoro proposto e il profilo del candidato.

Vi propongo un esempio tratto dalla mia personale esperienza di Navigator: uno dei datori di lavoro che ho incontrato aveva bisogno di un serramentista. Ho quindi individuato con i miei colleghi diversi beneficiari che avevano inserito quella qualifica nel loro CV invitandoli a partecipare al colloquio.

Molti di loro, dopo il colloquio, mi hanno spiegato che il datore di lavoro chiedeva delle competenze diverse da quelle che loro dicevano di avere. Oltre alla produzione dei serramenti, il datore chiedeva che queste persone si occupassero di fare i sopralluoghi (anche in altre città d’Italia), di avere il contatto con il cliente, finalizzare la vendita, produrre i serramenti e poi installarli. Logicamente ho chiesto alle persone che avevano sostenuto il colloquio uno sforzo aggiuntivo, ovvero di impegnarsi per acquisire le competenze che gli mancavano, ma si trattava di competenze complesse in quanto avrebbero dovuto essere al contempo operai, commerciali addetti alle vendite e installatori. Il datore di lavoro, d’altra parte, aveva bisogno di una persona già capace di svolgere quei compiti.

Questo per dire che non è possibile fare leva sui beneficiari e obbligarli ad accettare delle proposte di lavoro perché a volte, come in questo caso, è difficile dimostrare che il lavoro proposto sia compatibile con il profilo del candidato.

Non sempre il datore di lavoro fa una proposta di lavoro

Ma c’è di più: non è detto che il datore di lavoro faccia una proposta di lavoro, anzi è sicuro che non la farà se non è soddisfatto del colloquio. Se ci pensate, un candidato che non vuole farsi assumere può facilmente decidere di fare un pessimo colloquio di lavoro in modo da non essere selezionato e non ricevere alcuna offerta. Chi si ricorda il colloquio di lavoro di Spud in Trainspotting?[7] In questi casi non c’è modo di fare scattare la condizionalità nei confronti del candidato. E non esiste, al momento, uno strumento normativo e nemmeno pratico che ci consente di fare leva sui beneficiari e obbligarli a fare un ottimo colloquio di lavoro.

Nel mio caso, pur avendo dei serramentisti sottomano, non potevo obbligarli ad accettare l’offerta che loro ritenevano non congrua.

Questa cosa accade più di frequente di quanto non si immagini, perché il matching tra profili dei candidati e le offerte di lavoro non avviene tramite un software (che non esiste). Non è quindi oggettivo e potrà sempre essere contestato. Chi deve assumersene la responsabilità?

Per di più, non è stato fornito ai Navigator nessuno strumento per formalizzare e /o registrare le offerte che i datori di lavoro fanno ai candidati. In mancanza di questo elemento come si fa a obbligare qualcuno ad accettare un lavoro?

Forse è proprio questo il motivo per cui ai Navigator emiliani è stato espressamente indicato di specificare nell’apposito sistema informatico che nessuna offerta è da considerarsi congrua[8]. In effetti, nessuna offerta può realmente esserlo.

Il concetto di ricerca attiva del lavoro

Un aspetto fondamentale che, troppo spesso, è sottovalutato dai legislatori, dai beneficiari, e ancor di più dall’opinione pubblica è il concetto di ricerca attiva del lavoro. Durante la mia attività di Navigator ho avuto centinaia di colloqui con beneficiari che sin da subito chiedevano: “cosa c’è per me? Quale lavoro mi offrite?” salvo poi andar via, un po’ delusi, dopo aver scoperto che la ricerca del lavoro doveva essere condotta anche da loro, in maniera proattiva e non passiva, aspettando l’offerta del Navigator. Noi Navigator possiamo certamente indicare delle vacancy alle quali i percettori debbono candidarsi, ma la decisione finale rimane comunque in capo al datore di lavoro. Per questo motivo, la soluzione non può consistere solo nell’attendere una proposta da parte del Navigator.

Se la propaganda politica non avesse creato tante false aspettative sui Navigator, non ci sarebbe stato nulla di strano in questo sistema: nella efficientissima Germania, del resto, i disoccupati ammessi al beneficio sono tenuti a rendicontare periodicamente la loro attività di ricerca del lavoro per non perdere il beneficio.

Allo stesso modo, in Gran Bretagna esiste un sistema di tutela analogo al Reddito di Cittadinanza che si chiama Universal Credit e che prevede una ricerca attiva da parte del disoccupato. Questo sistema è stato descritto da Francesco Giubileo in un recente articolo[9]:

“Esiste un cronogramma da rispettare, il disoccupato deve provare di aver cercato lavoro almeno per 35 ore settimanali: attraverso cronologie della ricerca online, e-mail di conferma di colloquio e altro ancora. Tutta la documentazione va consegnata al work coach del Jobcentre Plus che il percettore incontra generalmente una volta ogni due settimane (può capitare però che gli incontri siano giornalieri). Il percettore dovrà partecipare anche a una serie di disposizioni ufficiali, ovvero workshop e altre iniziative di politiche attive”.

Questo concetto di ricerca attiva, a dispetto della propaganda politica, varrebbe anche per l’Italia solo che non è stato regolamentato. È vero che nel disegno di legge di bilancio c’è una modifica che va in tal senso, prevedendo l’obbligo per il percettore di presentarsi ogni mese presso i centri per l’impiego, ma poi, senza i Navigator, chi sarà lì ad accoglierlo? Chi stilerà un piano di ricerca intensiva del lavoro per quel percettore? Chi verificherà ogni mese ciò che è stato fatto?

La mano invisibile dei Navigator

Per terminare questo articolo vorrei fare qualche riflessione finale sul ruolo e sull’importanza del lavoro svolto fino ad ora dai Navigator, evidenziando un aspetto che ai più sfugge: anche se la normativa non prevede nessun obbligo specifico in merito alle attività che i percettori devono svolgere per la ricerca del lavoro, è innegabile che i Navigator abbiano avuto un effetto importante (diretto e indiretto) sull’attivazione di moltissimi disoccupati.

Per molti percettori di Reddito di Cittadinanza, la ricerca attiva è stata una cosa alquanto difficile da digerire all’inizio e in molti casi lo è tuttora. Dopo le prime resistenze però, ci sono stati molti beneficiari che si sono convinti a farlo, così come è praticamente certo che alcuni, abbiano deciso di far emergere dei lavori sommersi solo dopo aver firmato il patto per il lavoro (o magari dopo aver parlato con qualche Navigator che gli ha illustrato i rischi connessi allo svolgimento di un lavoro in nero).

Ecco perché la domanda che ogni giornalista pone ai Navigator, “quanti posti di lavoro avete trovato?”, è fortemente ingiusta e limitativa.

I Navigator, anziché stare a soppesare con criteri scientifici ogni singola proposta dei datori di lavoro con lo scopo di capire se sia congrua o non congrua, cosa che tra l’altro richiederebbe moltissimo tempo, invitano quotidianamente tutti i disoccupati a candidarsi. E non parliamo solo di percettori di Reddito di Cittadinanza, ma anche di percettori di Naspi e persino persone che non fruiscono di alcun beneficio, ma che vengono a conoscenza di quella opportunità occupazionale grazie alle offerte pubblicate sui siti regionali e su tutti i sistemi (purtroppo non omogenei) usati dai Navigator di tutta Italia.

Qualche volta può anche succedere che il datore di lavoro finalizzi l’assunzione senza fare offerte congrue. In effetti, come osserva giustamente la collega Giulia Elisa Martinozzi, “chi si è candidato e ha superato il colloquio con gli imprenditori, guadagnandosi un impiego, lo ha fatto senza interessarsi di cosa dicesse la legge circa la congruità dell’impiego stesso[10].

Ecco perché il Presidente di Confindustria Carlo Bonomi ha letteralmente “dato i numeri” quando, a fine ottobre 2021, ha dichiarato “che con i Navigator ci sono stati 423 assunti, nel triennio 2019-2021”[11]. Si tratta, forse, di un calcolo basato sul numero di imprese che hanno richiesto e ottenuto gli sgravi fiscali a seguito dell’assunzione di un percettore di Reddito di Cittadinanza. Ma questo numero non è per nulla indicativo dell’efficacia dell’azione dei Navigator. Nella quasi totalità dei casi il datore di lavoro non chiede e non ottiene nessuno sgravio fiscale perché il contratto di lavoro che propone al beneficiario non ha le caratteristiche che gli consentono di farlo.

Infatti, sempre secondo le Faq RdC “ha diritto all’esonero contributivo il datore di lavoro che assume beneficiari RdC a tempo pieno ed indeterminato e che realizza un incremento occupazionale netto del numero dei dipendenti assunti a tempo indeterminato[12].

Ma quanti datori di lavoro hanno assunto percettori di reddito con contratti a Tempo Determinato? Quanti lo hanno fatto con contratti Part-Time? Quanti ancora hanno assunto una persona con contratto a tempo pieno e indeterminato solo per sostituirne un’altra che era andata via, senza poter chiedere lo sgravio fiscale? La statistica riportata da Bonomi non rileva questi incroci, che però sono certamente avvenuti.

Se ottenere gli sgravi fiscali è oggettivamente difficile, oppure se i datori di lavoro non amano assumere con contatti a tempo pieno e indeterminato, la colpa non è certo dei Navigator.


I Navigator sono stati i primi professionisti in Italia a servizio del pubblico a interfacciarsi contemporaneamente con i datori di lavoro e con i disoccupati (non solo percettori di Reddito di Cittadinanza) .

Hanno reso visibili persone che non si erano mai recate prima in un centro per l’Impiego, li hanno invitati a redigere un CV e li hanno aiutati a compilarlo correttamente. Hanno indicato loro i canali per cercare lavoro, hanno inviato loro proposte di opportunità formative e li hanno anche portati a partecipare a dei colloqui di lavoro.

Quindi l’unico modo giusto per valutare l’efficacia dell’operato dei Navigator, per come essa è strutturata oggi, è contare le persone che hanno trovato lavoro rispetto a quelle che prima erano disoccupate, non quelle che hanno accettato offerte di lavoro congrue.

Secondo la stessa indagine della Corte dei Conti citata in precedenza, a ottobre 2020 (ovvero più di un anno fa) i percettori che avevano trovato un lavoro erano già 352.000[13]. Questo non vuol dire che a ognuno di loro sia stata fatta un’offerta di lavoro congrua. In tanti casi le offerte di lavoro ci sono state, e sono anche state accettate, solo che non erano congrue secondo i parametri stabiliti dalla legge e quindi non sarebbero tracciabili se non con questo metodo. Per non parlare di quante aziende abbiano assunto disoccupati non percettori di Reddito di Cittadinanza che però sono portati all’azienda proprio dai Navigator. Anche questi incroci non sono tracciabili, ma sono un altro effetto positivo innescato dall’azione dei Navigator.

In conclusione: i Navigator sono stati un vero e proprio detonatore che ha innescato dei meccanismi virtuosi sul mercato del lavoro, portando centinaia di migliaia di persone a iniziare un percorso di ricerca attiva del lavoro e a trovare una collocazione. Qualche volta il risultato è stato diretto, altre volte è stato indiretto.

Oggi i Navigator sono una forza che è presente nel sistema delle Politiche Attive del Lavoro ed agisce in vari modi, inevitabilmente influenzandolo. Rimuoverli dal loro incarico non potrebbe fare altro che impoverire il sistema privandolo di una delle sue componenti più attive e più innovative.


Dott. Pietro Calomino – Calabria




[1] Fabio Giuffrida, Reddito di cittadinanza, Brunetta: «Sapete che facevano con le offerte di lavoro? Basta soldi a chi non vuole lavorare – Il video”, OPEN, 30/10/2021, https://www.open.online/2021/10/30/reddito-cittadinanza-brunetta-smart-working-statali-video/ [3] Corte dei Conti, “INDAGINE SUL “FUNZIONAMENTO DEI CENTRI PER L’IMPIEGO NELL’OTTICA DELLO SVILUPPO DEL MERCATO DEL LAVORO”, 27/09/2021. https://www.corteconti.it/HOME/StampaMedia/Notizie/DettaglioNotizia?Id=e22e9508-8cdb-4793-a111-6ef41d6d989a [4] “Fare il Navigator, FAQ Domande Più Frequenti”, Anpal Servizi, Versione 36 del 19 ottobre 2021, pag. 50. [5] Francesco Giubileo, Politiche attive: l’offerta congrua non esiste [6] Franz Baraggino, “Reddito, i navigator sulla stretta del governo alle offerte congrue non rifiutabili: “Procedura inesistente, non c’è modo di segnalarle”, Il Fatto Quotidiano, 13 novembre 2021. https://www.ilfattoquotidiano.it/2021/11/13/reddito-i-navigator-sulla-stretta-del-governo-alle-offerte-congrue-non-rifiutabili-procedura-inesistente-non-ce-modo-di-segnalarle/6390312/ [7] Ecco qui la scena: https://www.youtube.com/watch?v=iE4GiYjYf7U [8] Franz Baraggino, “Reddito, i navigator sulla stretta del governo alle offerte congrue non rifiutabili: “Procedura inesistente, non c’è modo di segnalarle”, Il Fatto Quotidiano, 13 novembre 2021. https://www.ilfattoquotidiano.it/2021/11/13/reddito-i-navigator-sulla-stretta-del-governo-alle-offerte-congrue-non-rifiutabili-procedura-inesistente-non-ce-modo-di-segnalarle/6390312/ [9] Francesco Giubileo, “La via inglese al reddito di cittadinanza”, La Voce.info, 08/09/2021, https://www.lavoce.info/archives/89445/la-via-inglese-al-reddito-di-cittadinanza/ [10] Giulia Elisa Martinozzi, “En attendant Congruità - un dramma del teatro dell'assurdo”, 31 ottobre 2021, https://www.associazionenavigator.it/post/en-attendant-congruit%C3%A0-un-dramma-del-teatro-dell-assurdo [11] Questa dichiarazione è stata riportata dall’agenzia Adnkronos, il Giornale, Libero, Repubblica e varie altre testate nazionali e telegiornali (che non si sono preoccupati di verificarne la veridicità). [12] “Fare il Navigator, FAQ Domande Più Frequenti”, Anpal Servizi, Versione 36 del 19 ottobre 2021, pag. 59. [13] Oggi di sicuro questo numero è molto più alto, ma non ci sono dati ufficiali.

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