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En attendant Congruità - un dramma del teatro dell'assurdo

«Il reddito di cittadinanza? Lo stiamo riformando – ha tuonato – Era possibile dare 700/800 euro a chi stava a casa e non aveva nessuna voglia di lavorare anche quando gli si faceva un’offerta di lavoro? Sapete cosa facevano quando arrivava per raccomandata l’offerta di lavoro? Non la aprivano. E, per le regole, visto che la raccomandata non era stata aperta, l’assegno continuava a correre in questa terra di gente che si fa il c*lo da sempre. Cose del genere sono inaccettabili», ha dichiarato Brunetta che, adesso, per il beneficio economico a sostegno delle famiglie meno abbienti ha mobilitato «non solo le agenzie pubbliche, che non hanno mai trovato lavoro a nessuno, ma anche le private». «E voglio vedere, in presenza, quando gli si offre un lavoro che mi dicano di no. Perché – ha chiarito – al primo no comincia la decurtazione dell’assegno. Alla seconda offerta negata, invece, sparisce».

Intervento del ministro per la P.A. Renato Brunetta alla Fondazione Mirafiore (Cuneo) - Fonte: https://www.open.online/2021/10/30/reddito-cittadinanza-brunetta-smart-working-statali-video/


Di recente ho potuto leggere le parole del nostro ministro per la P.A. sul Reddito di Cittadinanza, nella breve invettiva pubblicata sul sito Open.

Benché rimanga sempre piacevolmente colpita dal fervore con cui l’On. Brunetta affronta i problemi strutturali di questo Paese, nonché dalla puntualità dei suoi interventi, mi è improvvisamente balenato il dubbio che la fede cieca che riponevo nella veridicità delle sue parole sia sempre stata dovuta più alla mia ignoranza che non alla sua conoscenza degli argomenti trattati. Perché purtroppo, stavolta, mi pare che dell’argomento in questione il ministro conosca ben poco.


Sono una navigator del Reddito di Cittadinanza, tutor dei destinatari di questa tanto dibattuta misura di politica attiva del lavoro, e mi piacerebbe aprire un dibattito serio e costruttivo sull’ “offerta di lavoro” destinata ai beneficiari, di cui spesso trattano i media e che lo stesso ministro cita nel suo intervento alla Fondazione Mirafiore.

Una piccola premessa: da testimone privilegiata delle attività e delle procedure che afferiscono al Reddito, trovo che l’offerta di lavoro – la cui accettazione rappresenta il coronamento del percorso di riqualificazione e reinserimento del percettore – sia uno degli ultimi problemi di questa misura. Come mi sono azzardata a dire in precedenti dibattiti sull’argomento, se io stessa dovessi investire i miei soldi nell’assunzione di personale qualificato per una qualsivoglia attività imprenditoriale, difficilmente mi rivolgerei a questo bacino di utenza. Non per partito preso, sia chiaro, ma perché la maggior parte di essa non è immediatamente ricollocabile (vedasi i numerosi rapporti di Anpal, Corte dei Conti, Caritas, non da ultimo il puntuale report dell’Associazione Nazionale Navigator sull’argomento). Non essere immediatamente ricollocabili non significa, però, che si sia destinati a rimanere sul divano: l’ottenimento di un diploma, corsi di lingua e di alfabetizzazione informatica, seminari sulla stesura di un curriculum vitae e sulla modalità di ricerca di un impiego sono le risorse che permettono di tornare ad affacciarsi sul mercato del lavoro. Ho detto “tornare”, ma in realtà molti di questi utenti si affaccerebbero al mercato del lavoro per la prima volta (le pulizie in nero nel proprio condominio rientrano nel “mercato del lavoro”? I piccoli lavori di sartoria e manovalanza presso amici e conoscenti, vi rientrano?).


Ciò detto, quanto segue muove invece dal presupposto che l’offerta di lavoro e l’eventuale mancata accettazione della stessa rappresentino il maggior problema del Reddito di Cittadinanza; che vi siano, cioè, migliaia di offerte di lavoro in Italia da destinarsi ad altrettante persone immediatamente in grado di lavorare.

Quando parliamo di “offerta di lavoro” ci riferiamo, più specificatamente, all’ “offerta congrua” dettagliata dai testi normativi. La lettura del combinato disposto dell’articolo 4, commi 8 e 9, del D.L. 4/2019 e dell’art. 25 del D.Lgs. 150/2015 definisce puntualmente le caratteristiche necessarie per qualificare un’offerta di lavoro come “congrua”. È importante, questa distinzione: se un’offerta di lavoro non è “congrua”, a norma di legge non possono applicarsi tutti gli eventi di cosiddetta condizionalità che portano dapprima alla mancata erogazione mensile, e poi alla decadenza dal beneficio economico. Un esempio, se vogliamo, banale della ratio di tale previsione normativa, è che se essa non operasse si potrebbe segnalare ad una casalinga un’opportunità lavorativa in ambito ingegneristico, e lasciare che il suo nucleo familiare decada dal beneficio economico perché la stessa non ha accettato di presentare la propria candidatura. Perché, è sempre bene ricordarlo: gli operatori delle politiche attive, siano essi navigator del Reddito di Cittadinanza, dipendenti regionali destinati ad occuparsi di altre misure o impiegati nelle Agenzie Private per il Lavoro, non offrono posti di lavoro. Non li creano, perché non sono imprenditori, né scelgono il personale da assumere. Gli operatori delle politiche attive possono, tutt’al più, segnalare agli utenti le offerte presenti nel mercato di riferimento, ponendoli nelle condizioni di potersi candidare e, con un pizzico di fortuna, accedervi.


Per essere congrua (e poter dunque produrre, eventualmente, un evento di condizionalità) l’offerta segnalata all’utente deve:

- essere coerente con le esperienze e competenze del beneficiario;

- rispettare una distanza massima dal domicilio del medesimo, anche con riferimento ai tempi di raggiungimento del luogo di lavoro tramite mezzi di trasporto pubblico;

- diventare via via meno agevole in relazione alla durata della disoccupazione (tradotto: maggiore è il tempo da cui siedi sul divano, minore è l’attinenza dell’opportunità di lavoro col tuo profilo e con la distanza dal tuo domicilio);

- superare, in termini retributivi, l’indennità percepita durante il periodo di disoccupazione. Alle implicazioni di quest’ultimo parametro potremmo dedicare un trattato di sociologia, filosofia, storia e psicologia sociale, e forse nemmeno così riusciremmo a spiegare perché la povertà non sia una colpa e il lavoro debba essere dignitoso per pregiarsi di tale titolo. E chissà che forse, prima o poi, questo trattato non venga davvero redatto.


Le sovracitate caratteristiche di congruità già previste dal D.Lgs. 150/2015 vengono ulteriormente specificate nel D.L. 4/2019, e ora viene il bello. Pronti? Questo lo scoop:


nessun navigator ha mai proposto un’offerta congrua ad un beneficiario del Reddito di Cittadinanza. Mai.


Un momento, un momento! Lasciatemi spiegare! All’entrata in vigore dei due testi normativi che qualificano la congruità dell’offerta, non ha mai fatto seguito una procedura che permetta inequivocabilmente di individuarla come tale. Gli iscritti al Centro per l’Impiego (beneficiari di Reddito di Cittadinanza o meno) possono candidarsi alle opportunità di lavoro mediate dagli stessi: si trovano anche on-line. Ma nessuna di esse riporta tutte le informazioni utili a qualificarla come “congrua”. In realtà non c’è neppure bisogno di accedere ai portali dei Centri per l’Impiego: aprite il website di una qualsiasi job-board, e vi accorgerete da soli che nessun annuncio di lavoro riporta tutti gli elementi necessari a capire se quell’offerta sia o meno congrua – ai sensi di legge – per il percettore x di Reddito di Cittadinanza (specificazione della mansione, del luogo di lavoro, della retribuzione...ma quando mai!).


Tiriamo le somme: questo non significa che gli utenti del Reddito non ricevano segnalazioni sulle opportunità di lavoro cui potrebbero candidarsi. Significa semplicemente che tali offerte non sono congrue. Il motivo per cui la condizionalità (decurtazione e successivamente decadenza dal beneficio) non ha mai riguardato né può riguardare l’offerta congrua è che essa non è mai esistita. Quando leggiamo che gli utenti “continuano” a percepire il Reddito di Cittadinanza non è perché abbiano rifiutato offerte congrue di lavoro, ma perché non ne hanno ricevuta alcuna.


Molti percettori, verosimilmente i più qualificati, hanno effettivamente trovato un impiego: congruo o meno, probabilmente non lo sapremo mai. Quello che sappiamo è che la componente economica del beneficio può essere decurtata solo per le motivazioni attinenti alla mancata presentazione alle convocazioni dei Centri per l’Impiego, dei Comuni e degli altri servizi che gravitano attorno al Reddito di Cittadinanza. Ma non per la mancata accettazione di un’offerta di lavoro.


Facciamo un passo indietro. Mi sono permessa di dire che la congruità dell’offerta di lavoro è l’ultimo dei problemi del Reddito di Cittadinanza, perché la stragrande maggioranza dei percettori non è immediatamente occupabile. Questo significa che chi si è candidato e ha superato il colloquio con gli imprenditori, guadagnandosi un impiego, lo ha fatto senza interessarsi di cosa dicesse la legge circa la congruità dell’impiego stesso; e chi non l’ha fatto, è un furbacchione?

A questa domanda potrebbe rispondere quel trattato di cui, come società, avremmo davvero bisogno. Nel frattempo accontentiamoci delle conoscenze già in nostro possesso e chiediamoci, dati alla mano: se di tasca mia dovessi pagare uno stipendio ad un lavoratore, chi assumerei? Interroghiamo i numerosi report sulla platea dei beneficiari e, in coscienza, ciascuno si dia la risposta che crede.


Sono una navigator del Reddito di Cittadinanza e, santo cielo, non immaginerete mai cosa fanno i percettori quando arriva loro per raccomandata l’offerta di lavoro!


Niente.


Non mandiamo nessuna raccomandata, nemmeno PEC, anzi aiutiamo molti a dotarsi o imparare ad usare una casella mail ordinaria. Nessuna legge, difatti, impone che decurtazioni e decadenza dal beneficio seguano alla mancata apertura di una missiva.

Segnaliamo offerte di lavoro, non congrue, cui spessissimo l’utenza titolata è comunque interessata. Possiamo inoltrarle a mezzo mail e poi discuterne coi percettori in presenza o al telefono, dando loro indicazioni sull’iter per candidarsi.


<In questa terra di gente che si fa il c*lo da sempre>, spesso ce lo facciamo per un lavoro che non è nemmeno congruo.

Spesso ce lo facciamo per un lavoro che non è nemmeno degno di essere chiamato tale.


Giulia Elisa Martinozzi

Navigator presso il CPI di Roma – Torre Angela

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