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Navigator in piazza: "Il primo maggio in 1.900 senza lavoro"

di Valentina Conte

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All'inizio erano 2.980, ridotti di oltre un terzo. Molti hanno lasciato e fatto concorsi. Cgil, Cisl e Uil: "Nessuna risposta dal governo, nonostante il contratto in scadenza il 30 aprile e i Centri per l'impiego senza personale". Il caso Campania e i fondi Pnrr

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ROMA - Navigator in piazza oggi a Roma con Cgil, Cisl e Uil. Chiedono al ministro del Lavoro Andrea Orlando e alla politica tutta di non essere abbandonati dopo il 30 aprile, quando andrà in scadenza - dopo due proroghe - il loro contratto di collaborazione. Di non buttare via quasi tre anni di formazione e competenze acquisite nelle politiche attive e nell'assistenza ai beneficiari del Reddito di cittadinanza presso i Centri per l'impiego. Per i 1.882 navigator ancora in servizio - erano 2.980 all'inizio - si profila un primo maggio da disoccupati. 

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Perché i navigator si sono ridotti di oltre un terzo

Chi ha potuto se n'è già andato. Ha partecipato ai concorsi pubblici che ora, anche grazie al Recovery, si stanno moltiplicando. Qualcuno è stato preso dagli stessi Centri per l'impiego, qualcun'altro ha optato per i bandi Pnrr messi in campo dal ministro Brunetta o quelli per gli uffici del processo voluti dalla ministra Cartabia. Anche in questi casi si tratta di posti a tempo, ma meglio di niente. I navigator sono stati selezionati per concorso nel giugno 2019, contrattualizzati da Anpal Servizi (società in house di Anpal, agenzia per le politiche attive del ministero del Lavoro), poi assegnati alle Regioni come assistenti tecnici degli operatori dei Centri per l'impiego. In molti casi però hanno fatto molto più di un'assistenza.

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Il caso Campania

"Non tutti però possono partecipare ai concorsi banditi dalle Regioni per rafforzare i Centri per l'impiego", spiega Alessandra Filoni, navigator della Campania. "E questo perché la figura del navigator non corrisponde ad una qualifica equivalente a quella di esperto di politiche attive. Altro che posti riservati". La Campania rappresenta poi un caso nel caso. Sin dall'inizio il governatore De Luca si è sempre mostrato ostile a questa "operazione voluta da Roma e calata nelle Regioni". E così dal 2019 i navigator della Campania - i più numerosi, erano 470 ora sono 350 - non hanno mai messo piede nei Centri per l'impiego. "Abbiamo sempre lavorato da remoto, ben prima della pandemia", spiega Filoni. "Eppure siamo riusciti a contattare, profilare, orientare 300 mila beneficiari di Reddito segnalando le offerte di lavoro raccolte dalle aziende contattate".

 

 

 

Lo stigma iniziale

"Scendiamo in piazza per denunciare un'ingiustizia, ora che arrivano 4,4 miliardi del Pnrr per le politiche attive e per la messa a terra dei piani regionali Gol, la Garanzia di occupabilità dei lavoratori", dice Matteo Diomedi, navigator delle Marche e presidente di Anna, il sindacato interno dei navigator. "Il governo e il ministro del Lavoro dicono di voler puntare moltissimo sulla riqualificazione dei disoccupati più deboli e poi per paradosso mettono alla porta noi navigator che se ne occupano da tre anni". Diomedi spera nell'apertura di un tavolo: "Sinora nessuno ci ha convocato e in Parlamento abbiamo raccolto solo grande solidarietà". Neppure chi li ha creati (M5S) ora si strappa le vesti. "Paghiamo una specie di stigma iniziale, siamo stati percepiti come di una parte politica, quando siamo laureati che vogliono continuare a lavorare", dice Edoardo Scialis, navigator del Lazio.

 

 

La posizione dei sindacati

Cgil, Cisl e Uil si sono invece schierati con i navigator. "Pretendiamo risposte per il loro futuro", chiedono Nidil-Cgil, Felsa-Cisl, Uil-Temp. "Invece dal governo solo silenzio, nonostante i contratti in scadenza e i Centri per l'impiego senza personale". E ancora: "A distanza di 34 mesi e dopo due proroghe strappate grazie alla perseveranza e alla mobilitazione di lavoratrici e lavoratori, auspicavamo una soluzione strutturale che tenesse conto dell'esperienza maturata e della professionalità di questi lavoratori". Soluzione che però non è alle viste. "In una fase come questa - concludono i sindacati - in cui il sistema delle politiche attive ha cominciato a riattivarsi e in vista delle grandi risorse in arrivo dal Pnrr proprio rispetto alle attività di incrocio domanda-offerta di lavoro al fianco delle imprese, riteniamo assurdo che non si riparta proprio da chi, anche durante la pandemia, ha operato a favore di un'utenza particolarmente fragile e delle aziende del territorio, con le quali il sistema pubblico ha finalmente ricominciato a riallacciare i rapporti". 

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