«Il nostro obiettivo non è difendere il Reddito di Cittadinanza, ma difendere i poveri», dice Roberto Rossini, portavoce dell’Alleanza. «La politica serve a tutelare i deboli e, se non lo fa, s'indebolisce essa stessa e non serve più». Tra gli obiettivi: non penalizzare le famiglie con minori o numerose, non penalizzare le famiglie non italiane e allentare il vincolo aggiuntivo sul patrimonio mobiliare.
Questo si legge sull'articolo di Vita. (qui)
Le proposte dell'Alleanza contro la povertà, frutto dello studio e della ricerca scientifica di docenti universitari non è tuttavia esente da alcune inesattezze concettuali.
Prevede infatti di ridurre il requisito della residenza per l'accesso alla misura da parte dei cittadini stranieri da dieci anni ai due già previsti per il Rei perché altrimenti i capofamiglia, si dice, rimarrebbero esclusi dal beneficio.
Il concetto di capofamiglia, sebbene rispondente ad una accezione cattolica e tradizionale della famiglia, non rappresenta l'attuale struttura e composizione dei nuclei familiari non più rispondente ad uno schema gerarchico ma ad un equilibrio paritario di ruoli e funzioni. Il Reddito di Cittadinanza può essere richiesto da qualsiasi membro maggiorenne di un nucleo familiare, indipendentemente dal sesso o da vincoli di parentela, se è vero che sono considerati membri di uno stesso nucleo tutte le persone conviventi che hanno la medesima residenza, purché il richiedente sia residente in Italia da almeno dieci anni. Questo requisito è però eccessivamente restrittivo e penalizzante nei confronti di molte famiglie straniere in condizioni di povertà assoluta.
Sì parla poi del meccanismo di selezione dei beneficiari destinatari del Patto per il lavoro rispetto a coloro che rientrano nei casi di esonero o di esclusione. Nel position paper dell'Alleanza contro la povertà questo processo viene definito come un automatismo informatico. In realtà ad effettuarlo non sono macchine bensì il lavoro di 2.500 professionisti, i Navigator, che compiono una valutazione sulla base del dettato normativo in applicazione di una procedura amministrativa.
Pur trovando condivisibile la considerazione che non sempre venga intercettato il disagio sociale da parte degli operatori dei CpI (Centri per l'Impiego) che effettuano lo splitting, a causa di una non adeguata preparazione, non ritengo condivisibile la necessità dell'analisi preliminare da parte dei Servizi Sociali che riporterebbe in capo ai Comuni l'erogazione dei servizi di prima accoglienza affidati dalla legge sul Reddito di Cittadinanza ai Centri per l'Impiego. Concordo piuttosto sulla necessità di un lavoro congiunto e di forme di collaborazione che permettano di integrare i diversi servizi che devono però avere come punto di riferimento preliminare e logistico i Centri per l'Impiego.
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